Ma davvero il nostro paese si trova in una situazione di non ritorno? Davvero le condizioni di vivibilità sono così precarie? È vero che noi non abbiamo futuro? La risposta che ogni cittadino dovrebbe dare è NO! Non si risolvono i problemi piangendosi addosso, non si migliora la situazione aspettando inermi le decisioni che riguardano noi, il nostro paese e il nostro futuro. Il no ad una logica che vede solo ed esclusivamente gli aspetti negativi che purtroppo esistono nel nostro paese, non deve e non può trovarci impreparati ed impotenti. Costruire uno spirito di collaborazione, di partecipazione alla vita del paese, deve sostituire la logica fino ad ora descritta, con un obiettivo ben preciso che ogni buon cardetese ha sicuramente impresso nel cuore, il bene per il proprio paese. Chi questo paese non lo ama, può continuare a starsene zitto, può continuare a non esporsi, può continuare a sporcarlo, può continuare a deriderlo, può continuare ad odiarlo “perché non c’è niente”, può continuare a sfruttarlo, può continuare a imbrogliare il suo popolo, può continuare ad offendere l’intelligenza della gente onesta, può andarsene e poi sputare nel piatto dove ha mangiato. Ma chi questo paese dice di amarlo non può più starsene zitto, non può più solo ed esclusivamente parlare, non può più evitare di impegnarsi, non può più non difenderlo concretamente, non può più ascoltare e far finta di non capire.
Analizziamo il caso dei “casermoni” costruiti a Cardeto sud e a Cardeto nord e alle infinite discussioni che vengono affrontate su di essi. Erano davvero necessari? Perché sono stati costruiti proprio lì? Chi sono i responsabili di un tale scempio? Vi sono state forse delle influenze esterne che hanno “obbligato” a realizzare una simile opera? Ad oggi rimane tutto un mistero, l’unico dato certo è che i fondi residui, forse per incapacità o “chi sa perché”, fino a qualche anno fa erano controllati e gestiti straordinariamente dalla Prefettura di Reggio Calabria, che di certo non può conoscere perfettamente le problematiche e le esigenze del territorio, che a breve saranno affidati alla gestione del comune di Cardeto, individuato quale amministratore competente al coordinamento delle attività necessarie per completare gli interventi stabiliti dall’ordinanza n° 2500/1997. Tutto questo ci porta a riflettere su come sono stati amministrati i soldi pubblici. Ora, quindi, potrà sembrare assurdo investire ancora su tali strutture, ma così non è se, invece, ragioniamo in termini di dignità per i cittadini che si trovano a dover vivere in queste abitazioni. È doveroso verso coloro i quali abitano da anni in questi “casermoni”, garantire loro quei servizi essenziali come acqua, fognatura, adeguamento strutturale e termico, che sono le condizioni basilari e necessarie affinché le frazioni del nostro paese non vengano più considerate zone di serie B e soprattutto possano continuare ad esistere. Ecco perché, come imposto dall’ordinanza stessa e dalle sue successive proroghe, i fondi residui dovranno essere utilizzati per adeguare e consolidare le abitazioni dove effettivamente ad oggi risiedono e vivono intere famiglie. Ciò non esclude che, come ulteriormente imposto dalla stessa ordinanza, le rimanenze potranno anche essere utilizzate per ulteriori interventi, che rientrino nelle linee guida predisposte dal Dipartimento della Protezione Civile, anche nel centro del paese, ma certamente non per effettuare operazioni che si pongono in contrasto con le coordinate prima ricordate. Ergo, utilizzare questi fondi per magari realizzare la tanto blasonata e desiderata strada “a scorrimento veloce” non è possibile.
Capitolo a sé rappresenta, invece, la pluriennale caratteristica di noi cardetesi di aspettare immobili “l’arrivo” magari di finanziamenti o altro da parte del mondo istituzionale. Bravi nel rivendicare diritti, ma non altrettanto quando si tratta di compiere il proprio dovere o assumersi delle responsabilità. Si è verificato con la Croce Rossa e si è ripresentato durante la riunione per la creazione della cooperativa, vale, a dire rivendicare e pretendere quasi come un diritto finanziamenti, strutture o quant’altro dall’amministrazione comunale, senza le quali sembra che non sia possibile realizzare niente per il proprio paese. È necessario, invece, impegnare, innanzitutto, tempo e denaro proprio se realmente si intende costruire qualcosa per Cardeto. Esempio concreto è rappresentato dall’unica associazione che davvero opera sul territorio, senza chiedere strutture e finanziamenti comunali o di qualsiasi genere, l’As.Cul.Gi.Car., che nel suo piccolo, se pur con attività che agli occhi di qualcuno potrebbero sembrare alquanto inutili, hanno rappresentato un momento di confronto e di dialogo tra la popolazione cardetese. E come, se non con il dialogo, il confronto e la collaborazione, un popolo può capire quelle che sono le sue esigenze, i suoi problemi e le sue difficoltà? Essere megalomani lascia il tempo che trova, l’umiltà ripaga gli sforzi compiuti.
Nessun commento:
Posta un commento